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Concerto "Dolcissime radici" a Molfetta (BA)

26 Ottobre 2024

Sabato 26 ottobre Ospedaletto Dei Crociati – Molfetta

DOLCISSIME RADICI

Un viaggio tra la terra e il cielo

Giovanna Carone voce
Vince Abbracciante fisarmonica

Leo Gadaleta violino acustico ed elettrico, piano rhodes, chitarra classica, chitarra synth e chitarra portoghese, samples ed elettronica.

“Dolcissime Radici”, viaggio musicale che raccoglie brani attraverso sette secoli di storia della musica, dal Trecento alla musica barocca per toccare la moderna canzone d’autore. Filo conduttore del progetto è il personale percorso di ricerca dell’artista pugliese Giovanna Carone intorno alla lingua italiana e alla sua evoluzione in relazione alla musica e alla poesia. La radice comune è la nostra lingua meravigliosa, il sapore della parola ricercata, i bassi ostinati, la morbidezza della melodia italiana, la poesia. Senza tempo, nel tempo.

Ad accompagnare Giovanna Carone in questa avventura musicale sono Leo Gadaleta (arrangiamenti, violino acustico, chitarra classica) e Vince Abbracciante (fisarmonica).

Dal punto di vista prettamente musicale il progetto si muove tra il jazz e la musica contemporanea con addentellati che rimandano alla musica del Seicento italiano e quella cameristica.

Le mie dolcissime radici…

Cercavo un nome per il disco ed è arrivato per caso, con stupore e come un regalo inatteso, mentre cantavo il Lamento di Apollo di Francesco Cavalli. Dolcissime le mie radici e non solo. C’è una radice comune nei brani che ho scelto. È la nostra lingua meravigliosa, il sapore della parola ricercata, i bassi ostinati, la morbidezza della melodia italiana, la poesia. Senza tempo, nel tempo. Sono cresciuta attraverso la musica strumentale, mi sono innamorata del canto “da grande” e ho imparato ad usare la voce nella complessità della musica polifonica, nella parola cantata della musica del ‘600. Se l’aura spira di G. Frescobaldi è una delle prime arie a voce sola che ho imparato e Giovine e vagha di F. Landini, ascoltata da una ispirata cantante tedesca durante un corso sul Trecento italiano tenuto da P. Memelsdorff, mi ha rapita al primo ascolto. Ho scoperto per caso la voce naturale attraverso il repertorio yiddish e ho continuato a cercarla in altre lingue. Dovevo per necessità approdare all’italiano. Sono partita da qui.

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